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domenica 18 novembre 2012

SOGNAVO L'AFRICA

Presa dall'euforia post cinema, tornata a casa, ho riesumato le bellissime lettere della mia Xola.
In questa vita non desidero essere madre. La mia é una scelta ponderata e criticata. Ma, come avrete capito, delle persone non mi importa un accidente.
Xola é una bellissima bambina di Nairobi, raccolta in una discarica 11anni fa da un padre comboniano, partorita da una povera prostituta. Aveva ancora il cordone ombelicale attaccato.
É stata cresciuta in orfanotrofio con altri bambini come lei.
10 lunghi anni fa, ancora 18 enne piena di sogni, andai ad una conferenza e un padre comboniano entrò nella mia vita di agnostica convinta, con i suoi racconti di Africa e bambini. Ci mostrò foto e fu in quel momento che incontrai gli occhioni nocciola di Xola, allora piccola bambina.
Ho deciso di adottarla in quel momento.
Sono 10 anni che ogni anno faccio sforzi extra per mandarle quei 600 euro che le servono. Sono 10 anni che lotto con autoritá e dogane corrotte per far arrivare a lei carta e matite.
Mi scrive che vuole imparare, che vuole viaggiare e vedere il mondo come me. Mi dice "Asante Mama" almeno ogni 15 parole.
Grata per...un quaderno e una matita su 30 inviati che le arriverá, grata per così poco, grata per il collegio che frequenta e per la sua educazione così cattolica...Mi parla della sua fede incrollabile per Gesù che é stato buono con lei a darle la sua vita e a darle la Mama, i suoi fratelli e le sue sorelle nella sorte. Non riesco a spiegarle che il suo entusiasmo sulla religione in realtá non entusiasma me che piano piano smetto di credere del tutto.
Ma una ragazzina con la pelle d'ebano e gli occhioni scuri riesce a mettere il sorriso sulle mie labbra in questi giorni duri.
A che serve desiderare una maternitá? Se ognuno di noi facesse un po' di sacrificio, renderebbe migliorabile la vita di un altro essere umano. Invece vogliamo figli di proprietá, egoisticamente, mentre i figli di nessuno non vivono o campano di stenti. Mi sono chiesta spesso come sarebbe se decidessi di mollare tutto per andare a dedicare la mia esistenza a questi splendidi bambini. Passerebbe ogni cosa in secondo piano, gli stupidi affanni della mia mente fortemente sociopatica. Enormi alberi secolari, il Nakuru con i suoi splendidi fenicotteri rosa, placide acque d'oceano dove fare lunghe nuotate notturne senza nulla addosso tranne la mia pelle. Una completa armonia con la terra nera, con la sabbia, con gli animali, con la vita che lotta per la sopravvivenza. Vivrei dei miei silenzi, dei miei sorrisi regalati a tanti occhi scuri dai denti bianchissimi. Dimenticherei cos'é un pc, cos'é un Ipad, un cellulare. Inizierei a scrivere di nuovo i miei racconti su carta e a scrivere quelle lunghissime lettere scritte a mano di cui sono tanto innamorata. Le indirizzerei a nessuno, probabilmente, o ad una persona sconosciuta. Racconterei di me, delle mie emozioni, delle mie paure, della mia quotidianitá.
E sarebbero vere... Sarebbero sincere, aperte, profonde come l'abisso che mi porto dentro.
Parole di una sconosciuta destinate al vento.



martedì 13 novembre 2012

QUATTA QUATTA...QUESTA SENSAZIONE...

E' da molto che non affido a queste pagine malinconiche le mie parole. Erano finite chiuse in un baratro di nulla.
Invece ora mi ritrovo a scrivere di nuovo, con dita velocissime, con nuova speranza.
Quatta quatta...questa sensazione di felicità ritrovata...
La mia persona, la persona dei miei silenzi, la persona che sentivo come un'ombra...un'ombra non è più.
E' fatto di carne e ossa, è fatto di un mondo bellissimo.
E' fatto di due occhi profondi come l'abisso che hanno paura a guardarmi, di un'anima talmente bella che risplende di una luce oscura che riesco a vedere così nitida, rischiarante la mia vita come una forza potente che mi è entrata nelle vene, come una droga di cui non riesco a fare a meno.

Ci ho provato a combattere...ma alzo bandiera bianca.
Ho farfalle nello stomaco.

Ero seduta nel bel mezzo della mia strada di vita, indecisa su cosa fare. Seduta da 11 lunghissimi mesi, lunghi come un'agonia.
Mi ha presa per mano e ho ricominciato a camminare. A passo sempre più spedito.
La donna triste sta andando via, ora torna la guerriera, quella che non si arrende mai, quella che va avanti anche in un percorso fatto di rovi, a suon di spinte e graffi dolorosi.

...Perchè non mi importa quante ferite riporterò, non mi importa di nulla.
Non mi importa di che sarà...chissenefrega.
Mi importa di aver aperto gli occhi, di aver stretto quella mano con forza e di aver capito che la mia anima non era più sola. Un essere simile a me esiste. Chiamalo, come al solito, destino, fato, sfiga, karma...(il concetto non varia) ma esiste lui. Lui solo. E non mi sono mai sentita così viva come adesso.

La persona migliore del mondo...ma cosa mi sta succedendo? Cosa mi ha fatto questa creatura?

Mi pervade un sorriso ebete...e me lo tengo stretto.